Monday, October 13, 2008

“DEMON” HIRST

BEAUTIFUL INSIDE MY HEAD FOREVER



Londra, 15 Settembre 2008, Sotheby’s Auction House.
C’è grande tensione oggi in casa Sotheby, la casa d’aste è gremita di gente. Visitatori, galleristi, collezionisti, critici e studiosi si muovono curiosi tra i corridoi e le sale espositive; il loro flusso rapido è sangue caldo, il loro passo frenetico è un battito tachicardico, i muri pulsano, le voci echeggiano. Sono loro gli ultimi testimoni di quella che passerà forse alla storia come la più sfrontata operazione di marketing mai registrata fino ad oggi nel mondo dell’arte. Oggi, Damien Hirst, il demone delle arti visive, l’artista più insolente degli ultimi 20 anni, sfida a viso aperto quel sistema dell’arte fatto di gallerie, collezionisti, critici e case d’aste, di cui lui stesso si è nutrito sin dall’inizio della propria carriera. L’artista, il cui lavoro è ufficialmente rappresentato dalle prestigiose gallerie White Cube di Londra e Gagosian di New York, ha infatti deciso, spinto dal suo fido manager Frank Dunphy, di vendere direttamente all’asta la sua più vasta collezione di opere, prescindendo, per la prima volta nella storia, dalla canonica figura intermediaria del gallerista. Le 223 opere, in mostra a Sotheby’s fino ad oggi pomeriggio, tutte create nell’arco degli ultimi 2 anni da Hirst e dai suoi 160 assistenti, saranno vendute dalla casa d’aste di New Bond Street tra oggi e la sera di domani.
Il mondo dell’arte freme. Siamo forse giunti all’inizio di una nuova era in cui non c’è più spazio per la figura del gallerista? E se oggi l’artista si traveste da gallerista, domani pretenderà forse di essere critico e poi curatore?

Londra, 17 settembre 2008, Sotheby’s Auction House.
Il match si è concluso ieri sera con la vittoria del Demone delle Arti visive. Solo 5 dei 223 lavori messi all’asta sono rimasti invenduti ed il ricavato complessivo, £111.000.000 (€140.000.000) ha superato le sia pur generose aspettative.



Provocazione o pura rivendicazione egemonica della figura dell’artista, Damin Hirst, punta di diamante degli Young British Artists (gruppo di giovani artisti inglesi che devono la propria fama ad una serie di esposizioni chiamate appunto Young British Artists, curate dalla Saatchi Gallery di Londra dal 1992 in avanti) nonché uno degli artisti più valutati e discussi del momento, ha concluso un’operazione plurimilionaria negli stessi giorni in cui l’economia mondiale tremava in seguito al crollo del colosso americano Lemhan Brothers.
Scriteriato o geniale che sia, l’artista inglese ha comunque trovato un ulteriore escamotage per attirare l’attenzione e far parlare di se.
Del resto non va dimenticato che tra le opere di maggiore successo nella Storia dell’Arte, numerose sono quelle che avevano destato scalpore tra gli ambienti culturali dell’epoca in cui furono presentate in pubblico. Il Caravaggio con il suo discusso utilizzo di prostitute, vecchi e storpi come modelli per raffigurare santi e vergini, Le déjeuner sur l'herbe (1863) di Manet, ritenuta oltraggiosa per aver rappresentato uomini con abiti borghesi contemporanei piuttosto che con veli e drappeggi dell’età classica, Coubert con la sua scandalosa L'Origine du monde (1866) che ritrae un organo genitale femminile in primissimo piano e poi Manzoni con la sua Merda d’artista (1961) e ancora Serrano che rappresentò un crocifisso immerso nelle proprie urine (Piss Christ, 1987). Ogni epoca ha avuto specifici parametri culturali di decenza e rigore morale e l’Arte, specialmente dall’Età Moderna in avanti, ha sempre tentato di metter in discussione tali limiti, per emergere, per farsi ascoltare.
Oggi, nell’età di Facebook e della globalizzazione dei rapporti sociali, di Google e dell’a-temporalità dell’informazione, oggi che pubblicità ed immagine dominano interi mercati ed economie, oggi che tutto è stato già visto e sperimentato, tranci di animali immersi in formaldeide, teste di vacche mozzate alla mercè di mosche affamate, cuori di buoi trafitti da spade ed esposti in vetrina, teschi tempestati di diamanti e decorazioni di farfalle stecchite, da soli non bastano più a generare lo scalpore desiderato. L’artista, si sente investito da una nuova responsabilità universale, sente la necessità di conquistare un ulteriore gradino nel podio dell’Arte e per farlo sceglie il gioco d’azzardo. Il rischio è alto, ma la posta in gioco, gloria ultraterrena e Jackpot plurimilionario, lo è ancora di più e Damien Hirst, sprezzante del pericolo e sicuro di se, si è infine assicurato il primissimo posto! Adesso che le carte sono state mischiate e la strada è stata spianata, chi sarà il prossimo sfidante?

No comments: