
Di progenitori latini - si chiamavano Acta Diurna Populi Romani le prime pubblicazioni quotidiane risalenti alla Roma del 58 a.C. sotto l’imperatore Giulio Cesare – e nonni cinesi - il primo giornale su carta stampata risale al 748 a Pechino – il primo giornale periodico di informazione ufficiale, La Gazette, viene fondato a Parigi nel 1631 dal Cardinale Richelieu, governatore di Francia insieme a Luigi XIII. Ma dovremo aspettare fino al 1783 perché venga pubblicato in America il primo giornale quotidiano così come lo concepiamo oggi: è il Pennsylvania Evening Post, che sarà diffuso nel resto mondo solo nel corso del 1900.
Sopravvissuto alla nascita dei nuovi media, alla tv, alla radio, il quotidiano ha continuato a riprodursi e moltiplicarsi senza sosta. Fino a oggi. Attualmente, nel mondo, si contano più di 10.000 giornali quotidiani ufficialmente registrati. Il quotidiano si adegua alla realtà. Si modifica in base alle esigenze dei consumatori. Il formato diventa tabloid, più compatibile con la mobilità della nostra società, più piccolo, più pratico, più giovane. Tutto sembra roseo per il suo futuro. Quasi tutto. Alla fine degli anni ‘90 nasce, infatti, il fratello eclettico, innovativo e dinamico del quotidiano, che in brevissimo tempo si dimostra decisamente più attraente per i consumatori più giovani: è il primo quotidiano online. I dati Istat dicono che negli ultimi 10 anni gli utenti più giovani si siano via via lasciati conquistare da questo nuovo canale di informazione, gratuito, costantemente aggiornato, dinamico, intuitivo, determinando così la crisi del media che più di ogni altro ha contribuito a dare una lettura critica dell’attualità. Dimenticando per il momento di soffermarci sulla qualità delle informazioni della carta stampata, rispetto all’overdose di informazione formato web, interessiamoci, per il momento, del pane quotidiano del quotidiano: il fattore economico. La concorrenza gratuita ha determinato negli ultimi anni un pericolosissimo calo nelle vendite dei quotidiani su carta stampata (negli Stati Uniti l’Audit Bureau of Circulation ha annunciato un calo del 10,6% nelle vendite dei quotidiani nell’ultimo anno) con effetto diretto sugli incassi pubblicitari e sui bilanci delle aziende; il primo quotidiano degli USA per diffusione, il Wall Street Journal, ha dichiarato la chiusura della sua sede di Boston, provocando numerosi licenziamenti; Bill Keller, direttore del New York Times, ha dichiarato un’ulteriore riduzione del personale (a casa oltre 100 giornalisti entro la fine dell’anno, che si aggiungono ai 100 licenziamenti del 2008); molte case editrici d’oltre oceano hanno tagliato le edizioni del week-end. E’ crisi o piuttosto la chance per una straordinaria evoluzione del forse troppo statico mondo del giornalismo? Mentre Murdoch, il più grande magnate dei quotidiani del mondo, oltre 40 testate in tutto il mondo, reagisce proponendo newspaper a pagamento sul web, il governo francese punta invece sul pubblico più giovane, lanciando una promozione per riconquistare i ragazzi alla lettura del quotidiano. Si chiama Mon journal offert (www.monjournaloffert.com) e prevede un abbonamento gratuito a un quotidiano a scelta, per tutti i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni. In Italia invece, come al solito, si preferiscono le parole, ed ecco che ogni anno un interessante convegno nazionale, Crescere tra le righe, riunisce i direttori e i presidenti dei più importanti quotidiani italiani, per studiare la situazione dell’editoria italiana, riflettendo sulle soluzioni da adottare per interessare il pubblico più giovane. Ossigeno. Massaggio cardiaco. Trattamento antibiotico. Tutte misure generose e positive per salvare la vita del caro vecchio quotidiano. Ma se invece il suo cuore avesse invece già smesso di battere?
No comments:
Post a Comment