
Cosa spinge una giuria di professori, imprenditori e sportivi americani, riuniti attorno al tavolo di uno dei più importanti Film Festival di settore al mondo, a prediligere, tra gli oltre 50 film in gara, un documentario italiano che narra le vicende di una comunità di pescatori siciliani del golfo di Gloucester, a nord di Boston? La maggior parte dei film cavalcavano le onde con i surf e dipingevano le fantastiche scenografie dei mari del nord, con iceberg e pinguini; si inabissavano nel profondo blu per guardare da vicino cavallucci marini, delfini, e specie in estinzione; parlavano di ecologia e inquinamento, di paradisi da proteggere e di spiagge da sogno; uno soltanto, “In altro mare” dell’antropologo siciliano Franco La Cecla, parlava di persone, di 20.000 immigrati di 4° o 5° generazione, provenienti da Terrasini e impegnati in una lotta quotidiana, e impari, con la nebbia e con l'industria multinazionale della pesca che ogni giorno mette a dura prova la stessa esistenza della pesca tradizionale. Ed è stato premiato. Forse è stata la sorpresa di qualcosa di cui non si sospettava l’esistenza o magari l’anticonformismo dell’argomento trattato, fatto sta che i siciliani, seppur senza tavola da surf, sono ancora una volta sulla cresta dell’onda.
No comments:
Post a Comment