Wednesday, November 14, 2007

Le Nuove Gallerie dell’Arte Greco Romana al Metropolitan Museum of Art



Cosa penserebbero i grandi tragediografi greci Eschilo, Sofocle ed Euripide, i filosofi Socrate e Platone, lo storico Erodoto o il poeta Apollonio Rodio se potessero visitare oggi le Nuove Gallerie dell’Arte Greco Romana del Metropolitan Museum di New York? Come reagirebbero Plinio Il Vecchio e suo nipote Plinio il Giovane nel vedere gli affreschi delle ville pompeiane di Boscoreale e Boscotrecase, sui muri del MET? Sobbalzerebbero al ricordo della devastante eruzione del Vesuvio che, nel 79 d.C., causò la morte dello stesso Plinio Il Vecchio?
Immagino poi l’espressione soddisfatta sui visi degli imperatori Augusto, Caligola e Caracalla di fronte ai busti marmorei che hanno reso immortali il loro volto e le loro imprese. E che dire della certa gratitudine di Seneca, Cicerone, Catullo e Ovidio di fronte alla cura con la quale noi, uomini del XXI sec., continuiamo a tutelare, amare e collezionare le opere d’arte, gli oggetti della quotidianità e tutto ciò che di quel periodo d’oro ci è stato tramandato, da generazioni di estimatori, per oltre 3.000 anni?

La storia e’ costituita da avvenimenti che si succedono. Nessun essere mortale può modificarne l’evoluzione, ma la sua azione può significativamente determinarne la futura memoria od oblio. L’Arte può diventare immortale, ma solamente se accoglie il consenso di storici, collezionisti e mercanti d’arte. Si tratta di un processo inevitabile, ma il solo che possa assicurare la trasmissione di un’opera nei secoli e lo stesso che oggi ci permette di godere di un patrimonio artistico di tale incommensurabile valore.

La raffinatezza dell’Arte del mondo greco colpì fin da subito gli stessi Romani che ne avevano causato la fine; furono proprio questi ultimi i primi grandi estimatori e collezionisti dell’arte Greca, Classica ed Ellenistica. Sebbene i Romani siano stati un autentico esempio di Architettura e Urbanistica per tutti i popoli a loro successivi, la loro arte figurativa non raggiunge la stessa sorprendente originalità. Gran parte della scultura Romana tende, infatti, ad emulare e riprodurre modelli dell’Età Classica ed Ellenistica; perfino gli affreschi e la pittura non sono altro che rappresentazioni delle divinità e dei momenti conviviali tipici della cultura della Magna Grecia.
Non deve stupire inoltre, che furono proprio le copie Romane di modelli Greci a stimolare il ritorno al concetto di Classicismo nel XVIII sec.

La dignità artistica riconquistata
Lo scorso 20 Aprile 2007, una giornata di sole quasi estivo ha accolto quello che molti definiscono come il più grande evento nella storia del MET: la riapertura al pubblico delle Nuove Gallerie dell’arte Greco Romana. Queste furono progettate tra il 1914 e il 1926 dagli architetti McKim, Mead e White e convertite nella seconda metà del XX sec. in un lussuoso ristorante. Oggi, dopo un progetto di rinnovamento durato ben 15 anni, questi spazi acquistano nuovamente la dignità artistica in nome della quale furono progettati.

La splendida mostra conta di oltre 35.000 pezzi, tra statue e busti di marmo, bronzi, vasi, utensili, gemme preziose e oggetti di vita quotidiana, attraversando con assoluta continuità temporale 6.000 anni di storia dell’Arte. Il percorso espositivo ha inizio con l’Età del Bronzo, procede con la Grecia Arcaica, l’Età Classica e poi quella Ellenistica, l’arte Cipriota e quella Etrusca, concludendosi infine con gli oltre trecento anni della Roma Imperiale. Sembra incredibile come, prima d’ora, gran parte delle opere in mostra non fosse stata mai esposta al pubblico.
Si tratta di una collezione d’arte sorprendente per numero e varietà di soggetti, che si sviluppa in oltre 20 mila metri quadrati. Le didascalie a fianco delle singole opere regalano approfondimenti e descrizioni di particolare interesse, ma alcuni esemplari dell’arte Greca così come di quella Romana, non hanno neppure bisogno di essere raccontati, in nome del loro incredibile impatto visivo o della raffinatezza della composizione.
La maestosa colonna ionica, del 300 a.C., proveniente dal Tempio di Artemide a Sardi, ne è un particolare esempio; la sua studiata collocazione all’ingresso della Galleria centrale, le conferisce particolare importanza, ma trovandovisi dinnanzi, le sue eccezionali dimensioni ne accrescono il fascino, nonostante la sezione esposta rappresenti appena la terza parte dei 20 metri della colonna originale.
Procedendo poi, attraverso il cortile esplicitamente neoclassico, la delicata eleganza di tre figure perfettamente plasmate nel marmo, rende necessaria una ulteriore pausa. Si tratta di una rappresentazione delle tre Grazie, Aglaia "splendente", Euphrosyne "gioia e letizia" e Thalia "portatrice di fiori". La statua, risalente II sec. d.C. , è in realtà la copia di un’opera greca di Età Ellenistica. Le forme morbide e perfettamente distribuite, lasciano intendere i canoni di bellezza dell’epoca ed evocano dimenticate immagini di festa dei Symphosia della antica Grecia.

Con un piede nel più glorioso passato.
La magnitudine delle statue e la solennità dei busti di epoca Romana, esposti lungo la galleria “Mary e Michael Jaharis” e nel grande cortile “Leon Levy e Shelby White”, distolgono dalla confusione di turisti ed appassionati d’arte che visitano le Gallerie. Lo sguardo fiero dei volti e la disinvoltura nelle pose di valorosi guerrieri e di gloriosi sportivi cattura l’attenzione di chi vi e’ al cospetto. Sembra quasi che avvicinandosi alle opere si perda gradualmente la concezione dello spazio e del tempo, i rumori della galleria cominciano misteriosamente ad attutirsi ed in lontananza, pare di sentire l’eco della battaglia.

Statue e oggetti diventano in questo modo immediati conduttori con una realtà esistita migliaia di anni fa. Il marmo, l’avorio, il bronzo, il vetro innanzi ai nostri occhi, ornava le dimore di quell’epoca. Pare impossibile poter sfiorare una pietra scolpita oltre 3.000 anni fa o sostare di fronte ad un busto marmoreo sul quale si posò lo sguardo dell’Imperatore Augusto in persona. E’ un concetto di spazialità e temporalità talmente fugace e rapido che i miei pensieri e le mie parole riescono a malapena a sostenere; ma varcare la soglia delle Nuove Gallerie dell’Arte Greca e Romana non è nulla di metafisico o trascendentale, è un’esperienza reale che vale la pena di vivere per un’ora o una intera giornata, con la curiosità e l’attenzione di un bambino, per sognare ad occhi aperti un viaggio lungo migliaia di anni.

Pubblicato in Artscape Magazine - spring 2007

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