
Passeggio per le strade di New York, accompagnata dalla musica Jazz del mio Ipod (come vivere a NY senza possederne uno?), il vento gelido e tagliente aggredisce la mia pelle ma un sole caldo e brillante la ammorbidisce nuovamente, ed ecco che New York si manifesta ancora una volta nella sua intrinseca contraddizione. “NY” infatti, secondo il mio modo di leggere la città e le dinamiche che la contraddistinguono, rappresenta l’acronimo di NoYes (NoSi), “Betta cuntrariusa” la chiamerebbe piuttosto la mia nonna siciliana: tutto e il contrario di tutto, paradosso per definizione.
L’estrema socialità della gente che popola la Grande Mela, gente per lo più senza forti legami con questa terra, gente che vive Manhattan assorbendone e rilasciandole linfa vitale in un equo scambio di energie, si scontra con l’invisibilità del singolo individuo, solo tra la folla, solo tra le urla, solo tra i sorrisi; l’estrema apertura mentale di una città abituata e pronta a tutto, ad estremismi e rivoluzioni, si scontra col bigottismo ed il puritanesimo di stampo americano; la capacità di mediazione, la cordialità ed il rispetto per il prossimo così largamente manifestati negli ambienti lavorativi, nei cafè e nei locali pubblici si scontrano con la sorprendente maleducazione in alcuni ambienti familiari e con una irrimediabile resa al peccato di gola e all’ingordigia; l’estremo ed il paradossale si alternano e si combinano, si fondono e si amalgamano in un irresistibile e delizioso ripieno, farcitura per il più tradizionale dei tacchini della Festa del Ringraziamento, dando così vita alla città più spettacolare del mondo.
Nella quotidianità di una New York mai banale o lontanamente ripetitiva, vivo la continua sensazione di esser parte di un film, colossal americano o puntate di telefilm, scene già viste sul piccolo schermo, immagini così lontane dal quotidiano europeo che qui a New York prendono vita ed un ghigno di compiacimento e di curiosità colonizza il mio volto, perché questo è l’aspetto che di New York mi affascina maggiormente. Inaspettatamente mi trovo a “Colazione da Tiffany”, a pranzo con i personaggi di “Sex and The City”, ospite per il Giorno del Ringraziamento a casa dei personaggi di “Seven Heven” e a cena tra i personaggi di “Mamma ho perso l’aereo”, mi ritrovo sotto lo stesso tetto con i “Simpson”, mi riconosco nei colloqui di lavoro di Andy (Anne Hathaway) ne “Il diavolo Veste Prada”, mi trovo a parlare con un verosimile Willy de “Il principe di Belair” e faccio la spesa con “Il Professore Matto” in un supermercato nell’East Village di Manhattan…Trovandomi alcuni giorni fa ospite a casa di “amici di amici di amici di amici”, in un appartamento da sogno nel cuore di Tribeca, quartiere chic della downtown di Manhattan, tra opere d’arte e lussuoso arredamento, ho creduto davvero di trovarmi dentro uno di quei film per bambini dove la babysitter si trova legata ad una sedia e i diabolici bambini prendono il potere, distruggendo una casa intera. Quattro bambini apparentemente “normali”, rappresentavano il cast e la regia di quella surreale situazione: criceti liberi di correre per casa, pittura arancione dappertutto, urla, grida, competizioni di skateboard in salotto, candies, dolci e bucce di banana sul prezioso pavimento… il tutto artificio di quei quattro “innocui” diavoletti.
Immediatamente mi è venuta in mente la famiglia Simpson, popolarissimo cartone animato statunitense creato dal fumettista americano Matt Groening negli anni ottanta per la Fox Broadcasting Company. Seguendo le vicende dei Simpson, famigerata famiglia di Springfield, con il piccolo Bart che, con la sua sfacciata ironia e sfrontata impertinenza, ne combina di tutti i colori o ricordando la figura di Homer, improbabile padre di famiglia, incapace, ingordo, fannullone e pessimo esempio d’educazione per i suoi figli, credevo fosse frutto di una fantomatica esagerazione, esercizio di stile degli autori e parodia della quotidianità dell’americano medio. Nessuna fantascienza invece, I Simpson esistono davvero, anche nell’altolocato quartiere di Tribeca.
Seguendo serial Tv e Film americani, infatti, comodamente appollaiati davanti alla televisione in un salotto dell’anziana Europa d’oltreoceano, si ha come l’impressione che tutto ciò che scorre davanti ai propri occhi non sia altro che finzione, fiction per definizione, sogno americano e consumismo estremo, ma in realtà non è finzione e qui tutto prende vita. New York è autentica, viva e respira nel cuore di Central Park, sbuffa dai camini sui tetti e dai tombini lungo le strade, urla con i suoi camion ed i lavori in corso 24 ore su 24, si commuove e piange nelle piogge inaspettate, gioca con il vento, si dispera nella criminalità e negli atti di razzismo. Scorre sangue caldo nelle vene della metropolitana di New York e la città non si addormenta mai!
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